Coalescence Innovation
Che cos’è la “Coalescence Innovation”? In chimica è il fenomeno che genera la pioggia, nell’innovazione porta a un nuovo paradigma che integra il metodo dell’Open Innovation e lo scopo dell’innovazione sociale.
Perché questa connessione tra chimica e innovazione? Perché bisogna far piovere perché l’innovazione avvenga. La coalescenza avviene quando piccole gocce d’acqua si uniscono e aumentano di peso, precipitando successivamente verso il basso. Non a caso l’immagine della foresta pluviale accompagna gli imprenditori che vogliono differenziarsi dagli altri.
Per generare la pioggia serve la Coalescence Innovation
Per questo motivo c’è Seedble, la proposta di due ragazzi italiani. Seedble è un business accelerator, una PMI innovativa che ha come obiettivo quello di aiutare le aziende ad individuare i bisogni e disegnare sulla base di essi percorsi e soluzioni di innovazione più adatti ed efficaci. Ma visti i tempi duri causati dalla pandemia, fare innovazione sembra difficile o quasi impossibile per molti. Per i due founder invece, significa andare oltre il binomio tecnologia-innovazione per collocare l’innovazione nel mondo e nella società.
La sfida è sempre più impegnativa
Quando un’azienda crea un prodotto o un servizio oggigiorno si deve puntare a raggiungere sempre più individui per avere davvero un forte impatto nella società. Inoltre, l’innovazione è in continua evoluzione, non può essere sempre la stessa. Con il tempo cambia anche i suoi archetipi: la Coalescence Innovation è un nuovo paradigma che parte dal metodo dell’Open Innovation e integra l’azione e lo scopo sociale.
Che cos’è la coalescenza
Come abbiamo detto, la coalescenza avviene quando delle goccioline si uniscono per generare la pioggia che cade sulle nostre teste. Nell’innovazione si parla di “rainmaking” o “rainmaker” quando c’è una situazione o una persona che aiutano a generare idee innovative dall’incontro di soggetti diversi. Questo incontro spinge gli individui ad aggregarsi e contaminarsi per generare qualcosa di più grande.
Nell’urbanistica, difatti, il concetto viene usato per delineare i fenomeni complessi in cui i nuclei urbani si formano attorno a centri di interesse che ne richiamano gradualmente degli altri nell’ambito di un meccanismo di espansione incrementale che finisce per plasmare un ecosistema. Nella società odierna si esplorano nuovi modi di lavorare che vanno oltre la classica dimensione digitale grazie alle tecnologie immersive, si moltiplicano le iniziative a impatto sociale non solo di facciata, ma con interventi lungo l’intera catena del valore di un’organizzazione, si promuovono comportamenti più green e attenzione verso stili di vita sani e sostenibili.
Cos’è la Coalescence Innovation
La Coalescence Innovation è una risposta al bisogno di “azione per il futuro”. Le organizzazioni sovranazionali (Onu, UE, …) richiedono collaborazione da parte delle aziende nel cercare risposte alle emergenze da affrontare (da quella climatica a quella sanitaria). Trovare una risposta ovviamente non è semplice, anzi, è molto difficile. La maggior parte delle azioni svolte finora sono solo la punta dell’iceberg di quello che servirebbe al mondo. Cosa e come devo fare adesso per assicurare un futuro migliore in un ambiente migliore e con una società migliore? Come posso associare la sostenibilità economica con quella ambientale e sociale?
“La Coalescence Innovation è un approccio all’innovazione che esalta la contaminazione e la collaborazione tra due o più change agent stimolando la generazione di opportunità non raggiungibili singolarmente, con la conseguente attivazione incrementale di impatti positivi sui contesti sociali al fine di creare ecosistemi virtuosi”, afferma Andrea Solimene, cofounder di Seedble. L’innovazione non si fa da soli. La tendenza è sempre più diffusa e sta contagiando interi settori: dalla finanza alla mobilità.
Open Innovation incontra Social Innovation
Per approdare alla Coalescence Innovation bisogna andare oltre la tecnologia, ottenere una consapevolezza forte: l’innovazione non è solo un meccanismo economico o un processo tecnico, ma è specialmente un fenomeno sociale. Per questo motivo la Social Innovation è un buon punto di partenza. Ma l’innovazione sociale ha anche qualche limite. Se è vero che è centrata sui bisogni sociali e sul futuro e che è sostenuta da attori spesso visionari e molto determinati, è anche vero che di solito è frammentata e basata su risorse scarse. A questi limiti si può rispondere prendendo il meglio dell’Open Innovation: il suo metodo. Un metodo di lavoro collaborativo che partorisce nuove idee e opportunità grazie all’apertura dei confini organizzativi, ma che è convogliato solo sul business.
Quindi la Social Innovation ha bisogno dell’Open Innovation per rafforzare la sua azione e l’Open Innovation trova nella Social Innovation uno fine più alto: costruire il futuro, creare sì business ma con un alto valore anche per la comunità. Ecco la Coalescence Innovation, l’incrocio di elementi differenti che fa piombare al suolo il cambiamento di cui tutti avvertiamo il bisogno.
Cosa serve per la Coalescence Innovation
Sono tre i fattori fondamentali per questa innovazione.
- Servono i change agent, cioè gli agenti di cambiamento, persone o gruppi di queste in grado di stimolare o di far accadere cambiamenti capaci di stimolare e coinvolgere altrettante persone.
- Incremental impact, un graduale e complessivo miglioramento dei servizi, prodotti, processi e modelli di aziende esistenti che seguono schemi aperti e collaborativi per creare valore per tutti quanti. Deriva molto dalla forza dei change agent.
- Creazione di ecosistemi virtuosi in grado di impattare in modo positivo sul nostro pianeta e sul futuro, creando forme di organizzazione innovative.
Ogni ecosistema vive più stadi, il primo che rappresenta la prima forma di aggregazione. Quello avanzato che scarica a terra le prime innovazioni e attrae altri innovatori. Infine, quello evoluto che riesce a generare cambiamenti anche in più contesti sociali. Le aziende che vogliono fare Coalescence Innovation devono sapere che “l’innovazione non deve essere esclusivamente appannaggio delle aziende, delle università o delle startup. Piuttosto, deve essere un processo inclusivo e partecipativo che coinvolge tutti gli attori, rendendoli protagonisti del cambiamento che agiscono come entità unica, non come singoli.”, conclude Solimene.